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''Finanziaria anti-medico. Milillo al governo: «Così proprio non va»'' - Corriere medico
Sabato, 2 Dicembre 2006
30 Novembre 2006




Dai tagli sui farmaci alle proposte antitrust, c’è preoccupazione per la manovra 2007
Finanziaria anti-medico
Milillo al governo: «Così proprio non va»
Basta «accontentarsi di piatti di lenticchie tra una bastonata e l’altra. Siamo esasperati dalla situazione attuale e delle minacce continue al rapporto con i pazienti. Senza una svolta, la reazione verso governo e regioni sarà durissima, ci saranno scioperi e altre manifestazioni ». All’origine dell’esasperazione e delle parole di Giacomo Milillo, nuovo leader del maggior sindacato dei generalisti (Fimmg), c’è la legge Finanziaria per il 2007. Com’è passata alla Camera bastona i medici. Non solo per la revisione degli studi di settore, per l’auto che non si può più dedurre al 50 per cento, per le bollette telefoniche dello studio che probabilmente non si potranno più scaricare per intero. I problemi più gravi riguardano il rapporto con il paziente e i tetti alle prescrizioni imposti da un emendamento di Alleanza Nazionale ancora non cancellato; nell’obbligo richiesto dall’antitrust di prescrivere non più la specialità ma solo il principio attivo laddove vi sia un farmaco equivalente disponibile; nell’imposizione di inviare le ricette on line al ministero dell’Economia; nella necessità di pagarsi l’aggiornamento Ecm poiché l’industria non sponsorizzerà più gli eventi formativi. «La categoria è insidiata in uno dei clou professionali, la prescrizione – spiega Milillo – perché la parte pubblica ci giudica sulla base della spesa storica. La richiesta antitrust di prescrivere il principio attivo, che postula la sostituibilità del prodotto da noi prescritto da parte del farmacista e può danneggiare pazienti anziani e cronici (si veda Corriere Medico 23 novembre, ndr) nasce per metterci fuori da meccanismi “perversi” di promozione del farmaco. E avviene poco dopo la riammissione dei medici ai convegni sponsorizzati dalle industrie. «Nulla abbiamo contro il farmaco generico – continua il segretario Fimmg – solo che non è mai stato completamente "nostro": a ogni principio corrisponde spesso una lunga lista di equivalenti per ciascuno dei quali il cittadino a volte denuncia reazioni diverse. Vorremmo sapere le specifiche di ciascun prodotto, ma è arduo: l’unico criterio di scelta che il sistema lascia all’utente è legato allo sconto praticato al farmacista ». Quest’ultimo, pertanto, si impone al medico un po’ in tutti i campi. «I farmacisti ospedalieri – aggiunge Milillo – chiedono di poterci dire che cosa prescrivere nell’interesse del bilancio delle Asl; Federfarma propone di trasformare la farmacia in un luogo di assistenza ai cronici dove si tengono cartelle cliniche condivise: ma prima di condividere, bisognerebbe parlare delle rispettive competenze! ». Quanto al ritiro delle industrie dall’Ecm, «non ci spaventa – insiste Milillo – ma da una parte avremmo diritto a una formazione equilibrata, dall’altra non crediamo che la campana del Ssn sia più indipendente di quella dell’industria farmaceutica. Del resto, continuare a porre tetti alla farmaceutica, fino al taglio prezzi del 5 per cento e all’emendamento che intende abbattere del 10 per cento la spesa sanitaria complessiva, vuol dire o rassegnarsi a peggiorare la qualità di vita degli italiani o affidarli a cure differite più costose». Rimedi? «Investire in prevenzione: ci sono farmaci e conoscenze che ben utilizzati farebbero spendere meno. Se proprio i soldi non ci sono, si faccia dialogare ospedale e territorio, affidando ai soli generalisti pazienti ipertesi e diabetici e vaccinazioni ». Non serve invece affidarsi a una rete telematica di monitoraggio delle ricette «che forse non arriverà mai», paventa Milillo. «L’investimento di 50 milioni annui per collegare i nostri monitor al ministero delle Finanze su scala nazionale è irrisorio, e a noi spetta un quinto appena del finanziamento, spiccioli che non ci interessano», ammonisce il segretario della Fimmg. «Lo stipendio che porto a casa, detratte le spese per servizi e studio, di rado tocca i 2.500 euro. La professione chiede di governare la sua parte di spesa con strumenti e sicurezze adeguati. Da governo e assessori abbiamo ricevuto segnali di attenzione, la Finanziaria va in senso opposto. La cambino o vedranno quanto ci siamo stancati».
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