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''Tumori: alla prostata per 21 mila Italiani l'anno, disponibile nuovo farmaco'' - Adnkronos Salute
Martedì, 12 Dicembre 2006






Milano, 12 dic . (Adnkronos Salute) - E' sbarcato in questi giorni in Italia un nuovo farmaco contro il cancro alla prostata: il tumore più diffuso tra gli uomini della penisola, con 21 mila nuovi casi e 7 mila morti l'anno. Il prodotto, una nuova formulazione di leuprolide a rilascio modificato, appartiene alla famiglia degli Lhrh-analoghi che bloccano la secrezione del testosterone. E non si annuncia solo più efficace, spiegano oggi a Milano gli esperti della Società italiana di urologia medica(Siuro), reduci dal loro XVI Congresso nazionale svoltosi a Genova. La novità importante è che costa circa il 20% in meno rispetto agli analoghi già in commercio - precisano - permettendo così, oltre a un controllo ottimale della malattia, anche un notevole risparmio per il Ssn.
Lesioni a rischio di tumore alla prostata si riscontrano nel 30% dei concittadini ultra50enni - riferisce Alessandro Tizzani, direttore di Clinica urologica I all'università di Torino-azienda ospedaliera Le Molinette e responsabile del Progetto Prostata Torino - e in un 10% di questi si sviluppa la malattia vera e propria. E' una patologia tipica dell'età anziana, conferma il presidente Siuro, Raffaele Tenaglia, ma risultati shock di studi autoptici condotti su 30-40enni morti per altre cause hanno evidenziato inizi di questa neoplasia in oltre il 50% dei casi. Negli anni la sopravvivenza dei malati a cinque anni è aumentata dal 55,5% del periodo 1985-1989 al 79,8% del 1995-1998, complici il diffondersi della diagnosi precoce e le nuove terapie.
Il baluardo del trattamento resta la chirurgia, laparoscopica o sempre più spesso robotica, sottolinea Tenaglia. Ma avanzano anche la radioterapia e la terapia a ultrasuoni; continua a evolvere la farmacologia, e ferve la ricerca sugli anticorpi monoclonali umanizzati - evidenzia l'esperto del settore Andrea Zitella - che possono essere utilizzati come traccianti o come farmaci. Dal punto di vista diagnostico, invece, si deve ancora realizzare il sogno di trovare un vero indicatore spia del cancro alla prostata - conclude Tizzani - perché il Psa è aspecifico: ci dice che la prostata non sta bene, ma non se ha il tumore o un'altra malattia. Il team torinese ha messo a punto l'analisi dei polimorfismi genetici: un test che si esegue attraverso un prelievo del sangue, ma che rappresenta una tecnica di indagine sulle famiglie a rischio e non un esame di routine . Infine, ci sono nuovi test ematici in grado di valutare la prognosi dei pazienti. (Red/Adnkronos Salute)
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