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''Panettone ed aspirina: a cinque mesi dal decreto Bersani ... Decollano i medicinali al supermercato: 285 punti vendita e sconti fino al 30 % '' - Il Messaggero
Giovedì, 21 Dicembre 2006





PANETTONE E ASPIRINA
a cinque mesi dal decreto Bersani, i “corner” presi d’assalto e stanno per aprirne altri 2.500
Decollano i medicinali al supermercato: 285 punti vendita e sconti fino al 30 %
di CARLA MASSI
ROMA - La fila è disciplinata e silenziosa. Distanza regolamentare, voce bassa, brevi scambi di battute. Mano al portafoglio, tutte le scatole in una bustina di plastica. E, oplà, lo sciroppo per la tosse come l’antipiretico, le pastiglie per la gola e il digestivo volano nel carrello della spesa. Tra spumanti, torroni e dolci a volontà. E’ il primo Natale dell’accoppiata aspirina-panettone. Nella stessa busta della spesa del supermercato.
A cinque mesi dal decreto Bersani è possibile tracciare un bilancio. Confrontando i dati e andando a fare acquisti nei “corner” dove vengono venduti i medicinali da banco. A Roma, all’Ipercoop Casilino, l’angolo è molto piccolo, recitato da un cordone bianco. Isoletta di pace e di quiete tra i grattacieli di pandori, le torri di panforti e le costruzioni di torroncini. C’è l’ingorgo dei carrelli tra gli scaffali, intralcia la bambola gigante e la confezione maxi di Coca-Cola ma, davanti alla farmacista, tutto si ricompone.
Si prende il numero e si aspetta. La dottoressa Maria Rosaria parla con ogni cliente. Perché nessun farmaco può essere preso se non consegnato dalle sue mani. I clienti non hanno accesso diretto agli scaffali dove sono i prodotti. «Tutti - spiega - devono chiedere a me il farmaco. Sono qui per dare consigli e mettere in guardia nel caso prendano altri medicinali che possono interferire». Ogni giorno, alla farmacia dell’Ipercoop, si contano circa 350-400 scontrini. Per una spesa, ciascuno, di 8-10 euro. Un successo insperato. Si paga lì e non alla cassa generale del supermercato.
C’è Manuela che nel carrello ha messo tutte e due i figli («Per me è meraviglioso fare tutto nello stesso posto. Per fortuna stiamo tutti abbastanza bene, sono sufficienti i farmaci da banco per i nostri malanni»), c’è Salvatore artigiano pensionato che le medicine le vuole comprare lì perché la farmacista, più che altrove, secondo lui, lo ascolta e lo consiglia. La fila è continua, interrotta.
E pensare che meno di un anno fa, era il 7 gennaio, la Coop ha cominciato a raccogliere le firme per liberalizzare il mercato dei medicinali e portarli, anche se solo in parte, nei supermercati. A febbraio, con 170mila firme nella borsa, i promotori hanno varcato il portone di Montecitorio per chiedere la riforma attraverso una legge di proposta popolare. Tempo un paio di mesi e, con il cambio del governo, è arrivato ai primi di luglio il decreto Bersani che ha cambiato la rotta. A metà agosto la prima inaugurazione.
Oggi si contano 285 punti vendita tra supermercati, ipermercati e negozi di articoli sanitari. Un’esplosione improvvisa, continua. La competizione c’è, come vuole l’Antitrust, eccome se c’è: nella grande distribuzione i ribassi sui medicinali oscillano tra il 20 e il 30%, nelle farmacie lo sconto medio è tra il 10 e il 15%. E per i mesi prossimi venturi è tutto un fiorire: oltre 2500 “parafarmacie” sono pronte ad aprire le porte, Coop ha in programma altri 150 punti, e poi Standa, Auchan e Conad che oggi contano un numero esiguo di corner.
Nelle farmacie, più che tra i taxi e gli studi degli avvocati, è stato applicato alla lettera il decreto del ministro delle Attività produttive. Anzi, visto il trend di crescita legato ai prodotti senza ricetta, l’Antitrust già propone un ulteriore passo avanti: perché, suggerisce il presidente Antonio Catricalà non pensare a portare nei supermercati anche i farmaci con la ricetta?
Ci vuole ancora tempo, l’ipotesi scavalcherebbe anche i paesi europei più avanzati. «Solo in quattro nazioni Ue i prodotti da banco sono in vendita nei supermercati - commenta Franco Caprino, segretario nazionale di Federfarma -. In Gran Bretagna e Irlanda, per lunga tradizione, e Danimarca e Olanda, dove la densità di farmacie è molto bassa. Una ogni 12mila-14mila abitanti mentre l’Italia può contare su un punto vendita ogni 3.400 abitanti. Il problema dei prezzi, si ricordi, va risolto in un altro modo. E cioè abbassando i prezzi alla fonte dal momento che, diversamente da altri paesi europei, sono invece liberalizzati dal 1991».
Ma i cittadini la pensano diversamente. I consumatori, alla fine di questi primi cinque mesi di sperimentazione, votano per il supermercato. La grande distribuzione, secondo un’indagine fatta a Roma da ”Help consumatori“, un’associazione di tutela on line, ha vinto la lotta all’ultimo sconto sui farmaci. La legge Bersani, infatti, non avrebbe portato, almeno nella Capitale, una significativa diminuzione dei prezzi nelle farmacie. La ricerca rivela che solo il 20,8% delle farmacie pratica un ribasso dei prezzi sui farmaci da banco davvero concorrenziale con i supermercati e i supermercati. Mentre un terzo dei farmacisti non farebbe sconti. La riduzione di prezzo maggiormente praticata dalle farmacie, sono ancora i dati di “Help consumatori”, è del 10%, rilevata in poco più del 42% delle farmacie visitate. Un dato è certo: la liberalizzazione, a oggi, non ha determinato un’impennata di consumi come molti aveva previsto. Lo confermano, con rammarico, proprio gli industriali produttori dei medicinali da automedicazione (l’Anifa). E, anzi, correggono: da gennaio ad ottobre 2006, rispetto allo stesso periodo del 2005, si è registrato un calo del 4,6% del numero delle confezioni vendute.
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