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''Malattia di Pompe: nuova terapia alle porte'' - Le Scienze
Lunedì, 5 Febbraio 2007





La ricerca finanziata da Telethon
MALATTIA DI POMPE: NUOVA TERAPIA ALLE PORTE
Il trattamento sfrutta un farmaco già in commercio
Il trattamento con un farmaco utilizzato su cellule di pazienti affetti dalla malattia di Pompe, o glicogenosi di tipo II (o maltasi acida), ha ripristinato i livelli dell'enzima mancante in 4 ammalati su 8. Il risultato, pubblicato su Molecular Therapy, è frutto del lavoro finanziato da Telethon e condotto da Giancarlo Parenti e Generoso Andria dell'Università Federico II di Napoli.
La malattia di Pompe è una malattia metabolica ereditaria invalidante dovuta al deficit di un enzima lisosomiale chiamato alfa-glucosidasi acida (GAA), fondamentale per la degradazione del glicogeno e per la funzionalità delle cellule muscolari scheletriche e cardiache. Compito del lisosoma, organello all'interno della cellula muscolare, è quello di frantumare alcune macromolecole tra cui il glicogeno.
La malattia è caratterizzata da un quadro clinico tipico di una grave miopatia: progressiva debolezza muscolare e insufficienza cardiorespiratoria. Attualmente è disponibile una terapia enzimatica sostitutiva, basata sulla somministrazione endovenosa periodica dell'enzima alfa-glucosidasi, ma i suoi effetti sulla muscolatura scheletrica sono limitati e variabili.
Esiste però una via alternativa: si tratta di un gruppo di farmaci chiamati chaperones farmacologici, capaci di migliorare la stabilità e la maturazione dell'enzima mutato. "Anche solo il 10% in più di attività enzimatica può cambiare il decorso della malattia", spiega Parenti. Per ora questi composti (imino-zuccheri) sono efficaci solo per alcuni dei difetti genetici alla base della malattia di Pompe. Tuttavia, prosegue Parenti, "abbiamo tra le mani un nuovo approccio terapeutico per la malattia di Pompe, che stimola l'attività residua dell'enzima deficitario nelle cellule di alcuni pazienti i cui difetti genetici rispondono bene al trattamento con gli chaperones farmacologici".
Per ora l'efficacia del trattamento è stata verificata su fibroblasti in coltura. È però plausibile che questi farmaci possano trovare un'applicazione clinica per la cura di una parte dei pazienti con malattia di Pompe, quelli con la forma a esordio infantile non-classica e con la forma ad esordio tardivo. Per di più, uno dei due composti utilizzati (l'NB-DNJ) è una molecola già disponibile in commercio per altre indicazioni cliniche (malattia di Gaucher) e in teoria potrebbe essere somministrata ai pazienti senza la necessità di trial clinici di fase I. (gg)
(03 febbraio 2007) © Le Scienze S.p.A.
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