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''La risposta della Fimmg alle farmacie: e noi forniremo medicine! E’ polemica con la Fofi che rivendica compiti assistenziali oggi di competenza medica'' - Corriere medico
Lunedì, 11 Giugno 2007
7 Giugno 2007




E’ polemica con la Fofi che rivendica compiti assistenziali oggi di competenza medica
E noi forniremo medicine
La risposta della Fimmg alle farmacie
Se davvero la legge di ammodernamento del Ssn concede ai farmacisti di gestire prestazioni della medicina generale, «noi medici di famiglia chiederemo di poter dispensare farmaci come accade all’estero». Quella lanciata dal segretario della Fimmg, Giacomo Milillo, è una provocazione. Ma arriva mentre è all’acme la polemica con i farmacisti sui loro nuovi, ipotetici compiti nelle cure primarie: assistenza domiciliare integrata, primo soccorso, ecg, esami di routine da sempre preclusi al generalista per motivi di conflitto di interesse. «I medici di famiglia italiani vorrebbero fare tutt’altro – premette Milillo – ma se si realizzasse un esproprio dei nostri compiti legittimi a favore delle farmacie dobbiamo, da una parte, ricordarci che i nostri studi sono più capillari delle farmacie, sul territorio e, dall’altra, che oggi un 30 per cento del costo del farmaco al Ssn va alla distribuzione». «Il generalista – dice Milillo – potrebbe considerare l’ipotesi di distribuire direttamente farmaci a una tariffa che non sia in percentuale sul prodotto ma sia indicata in un costo complessivo. Ci si potrebbe approvvigionare all’Asl: il servizio sanitario risparmierebbe sul prezzo di acquisto e l’azienda pagherebbe una quota forfettaria per la distribuzione di cui una parte andrebbe a coprire il servizio del medico di famiglia. Certo le farmacie dovrebbero mantenere tutti i medicinali di adesso, la novità non dovrebbe colpirne gli approvvigionamenti». Generalisti in declino La provocazione giunge mentre la Federazione degli ordini dei farmacisti (Fofi) spiega la candidatura della categoria a gestire compiti delle cure primarie con il calo numerico dei medici del territorio in tutta Europa. La confederazione dei sindacati medici francesi, ad esempio, denuncia carenze in 3.461 comuni, mentre in Italia si prevede che entro il 2017 mancheranno circa 10 mila generalisti, lasciando senza curante undici milioni di assistiti. Risultato: «La nostra Federazione – dichiara alle agenzie il vice presidente Fofi, Andrea Mandelli – si è resa subito disponibile a collaborare al potenziamento dell’assistenza sul territorio operando per un’integrazione del farmacista con le altre professioni sanitarie e per far sì che la farmacia renda disponibili maggiori servizi». «E’ una deduzione sbagliata. – contesta Milillo – Qualora la famiglia dei generalisti decrescesse, non prevediamo buchi nella copertura del servizio, ma solo un aumento del carico assistenziale. E poi, anche ci dimezzassimo, saremmo molto più numerosi dei farmacisti». Per inciso, in Italia già si dispensano farmaci di fascia A direttamente nei poliambulatori delle Asl e in alcune az i e n d e sanitarie emiliane si vocifera di allargare l’esperimento alle sedi dei gruppi. In Austria, Olanda Germania, Belgio, Svizzera, Scandinavia a dispensare sono anche medici di famiglia single, e ci guadagnano fino a un terzo del reddito. Il conflitto di interesse La dispensazione negli studi avviene in barba ai problemi di incompatibilità tra chi prescrive e chi dispensa, in parte veri (a Taiwan, dove i guadagni dei medici sono legati anche alla vendita di farmaci, vi fu nel ’96 uno scandalo sulla corretta distribuzione di antibiotici e da allora i generalisti hanno dovuto inserire farmacisti al banco-vendite) e in parte superabili. Pagati da un sistema di mutue che copre l’intera nazione, i 992 self-dispensing doctors austriaci si trovano solo in aree rurali e distribuiscono quasi metà dei farmaci etici (non gli Otc!), acquistandoli dalle farmacie: ce n’è una ogni 5.500 abitanti con una taglia minima di 143 mq. Ma entro il 2008, se una farmacia è autorizzata nel raggio di 4 km dallo studio, la licenza del medico a vendere decadrà in forza di una legge di nove anni fa. Altro esempio, l’Olanda, paese dove di farmacie ce n’è appena una ogni 10 mila abitanti contro 1 ogni 2 mila in Spagna e ogni 3 mila in Italia. Il fenomeno del medicofarmacista non è in declino. «Per due volte negli ultimi tre anni il Cantone di Zurigo ha sostenuto una normativa come l’austriaca che facesse largo al monopolio delle farmacie e per due volte con referendum i residenti l’hanno bocciata», racconta Ignazio Cassis, responsabile dell’ufficio del Medico cantonale in Svizzera. «Nel nostro paese – dice – nei primi anni del dopoguerra la distribuzione dei farmaci nello studio del medico di famiglia era abitudine generalizzata, poi con l’industrializzazione si è imposta la corrente filo-farmacie nei cantoni francesi e ticinese, mentre il self-dispensing doctor è rimasto forte nei cantoni tedeschi e nei Grigioni». E non perché manchino farmacie: soltanto, l’abitudine è radicata. All’obiezione secondo cui il medico si arricchisce sui farmaci che prescrive risponde un controllo economico a valle: si divide la spesa farmaceutica di ogni medico per il numero dei casi patologici trattati e si confronta l’indice ottenuto con quelli dei colleghi che esercitano la stessa specialità; la forchetta tollerata è del più 30 per cento rispetto alla media prescrittiva». Fnomceo e farmacia Sui ruoli professionali impropri affidati dalla bozza del ministero ai farmacisti interviene infine anche una nota del presidente degli ordini dei medici Amedeo Bianco. Il leader Fnomceo, pur difendendo la vendita di farmaci etici in farmacia (si veda box), esprime perplessità a fronte di novità che espongono il professionista del Ssn a gravi rischi legali. «La disponibilità di una refertazione telematica a distanza – dice Bianco – non esime dalla necessità di una valutazione clinica complessiva diretta. Metteremmo a rischio la sicurezza dei cittadini se trasformassimo il farmacista in un medico improvvisato».
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