FIMMG ME inform@ - (Rassegna stampa)
''Emilia Romagna, fuori dalla convenzione chi non si allaccia alle reti'' - Corriere Medico
Giovedì, 9 Novembre 2006
2 Novembre 2006



Fuori dalla convenzione chi non si allaccia alle reti
Dopo i ribassi salariali lombardi l’aut aut dell’Emilia Romagna
Altro che serie A e serie B. Il medico di famiglia che non si informatizza rischia di perdere la convenzione. Mentre la Lombardia studia di togliere la quota regionale a chi non aderisce al Siss, il sistema informatico che unisce regione e generalisti e registra le prescrizioni, e il Veneto studia la “licenziabilità” dei medici, l’assessore emiliano alla sanità Giovanni Bissoni al Seminario dei Laghi, promosso dalla Fondazione Smith Kline, non ha mezzi termini. E dice: «Penso non sia più possibile prevedere accordi che lasciano alla discrezione del medico di medicina generale se aderire o no ai sistemi sociosanitari informatizzati. Se si stabilisce che in un sistema ci siano determinate regole di relazione si sta a quelle regole. E si accetta una forma forte di associazionismo: un cittadino non può essere curato peggio di un altro perché il suo medico ha scelto di restare da solo. La nostra forma di associazionismo minima è qualcosa di più della vecchia rete. Chi non accetta queste due regole “non sta nel sistema” ». Subito prima Bissoni aveva detto: «In Emilia Romagna metteremo tutti i medici di famiglia in rete entro il dicembre 2007, con altri servizi. Per integrare le conoscenze sulle patologie e i percorsi di cura è fondamentale parlarsi e il computer è il mezzo per trasferire il concetto di rete integrata al territorio. La centralità del generalista non basta se manca l’integrazione con gli altri operatori del distretto». Il bit va incontro ai poveri Il presupposto ideologico di Bissoni è che l’accesso alle cure non è uguale per tutti. Da una parte i pazienti poveri hanno meno opportunità dei ricchi e talora certe cause di mortalità (malattia, fattori di rischio, vecchiaia) sono stressate meno di altre (sesso, povertà). Ma c’è un’altra variabile: «I sistemi organizzativi delle varie regioni offrono su certe prestazioni qualità assistenziali molto differenti tra loro». Il gap si colma integrando le conoscenze degli operatori sanitari e i dati sulle patologie dei cittadini. Al computer non si stugge. Non basta. Il sottosegretario alla Salute Monica Bettoni Brandani spiega che la legge 833 del ’78, la riforma della sanità che pose i presupposti per la quota capitaria in convenzione, non ha funzionato nelle logiche di integrazione (dipartimenti e distretti) e in quei passi va cambiata. E preannuncia modifiche alla convenzione («metteremo un do ut des») e pure sull’educazione continua medica (Ecm). Parlano i manager. Qualcuno suggerisce di sostituire il pagamento a quota capitaria con quello a prestazione. Vincenzo Pomo, direttore sanitario dell’Ares Puglia e membro della Sisac, l’agenzia rinnovata negli uomini che contratterà con i generalisti la prossima convenzione, invita a ridisegnare gli stipendi del generalista aumentando le quote capitarie in relazione ai pazienti a rischio-fragilità. Ce n’è abbastanza per provocare Guido Marinoni, vicesegretario dei medici lombardi della Fimmg,: un breve preambolo sulla firma della preintesa con la regione che prefigura l’adesione di tutti i generalisti al Siss entro agosto 2007 («la rete informativa sociosanitaria è ormai imprescindibile») e poi l’affondo: «Il Ssn ci vorrebbe erogatori di cure, ma la trasformazione non si ottiene con semplici incentivi: nel nostro lavoro c’è una quota di non-misurabile. Piuttosto, perché non investire nella nostra responsabilizzazione? Siamo dirigenti del servizio sanitario e come tali dovremmo avere uno sviluppo di carriera nell’area delle cure primarie, fino alla direzione di distretto e alla direzione generale. Non siamo dipendenti perché il Ssn non ci paga l’affitto degli studi, ma il nostro stato giuridico va normato da una carta dei diritti e dei doveri della categoria, a prescindere dall’opportunità dei sistemi sanitari di aggregarci o meno: il gruppo non ovunque è applicabile». Per l’handicap ancora dolori Il tema del seminario era la rete tra ospedale e territorio. Anche se nei fatti l’integrazione tra operatori sociali e sanitari pare lontana (il sociale è impalpabile) e di là da venire, pare la tassa di scopo per le spese dei non autosufficienti auspicata da Bissoni, la rete piace, «perché – spiega Marco Trabucchi, cattedra neurobiospicofarmacologia università di roma-Tor Vergata – la popolazione invecchia, le malattie di una stessa persona sono tante e durano di più, ma in una rete i medici si orientano seguendo la storia del singolo in un database. Inoltre, conoscere le patologie del cittadino permette di curare il più possibile fuori ospedale e di risparmiare». Non tutti i generalisti a Gardone erano nel mirino. Ad Antonio Panti, presidente dell’ordine dei medici di Firenze, la Fondazione Smith Kline ha assegnato il Premio Vittorio Ghetti per aver creato in Toscana il primo centro italiano di formazione in medicina generale che abbraccia dal pre-laurea alla formazione permanente. E Firenze potrebbe a breve ospitare il primo Dipartimento universitario di medicina generale in Italia.
Condividi sui Social Network
Stampa la pagina Segnala ad un amico News letta 7 volte
Dal 01/10/2006:
In linea:
 Cod. Fisc.  
Password  
Registrati Accedi
Non ricordi la password?
Per la consultazione degli allegati e dei documenti PDF è necessaria l'installazione di Adobe Acrobat Reader :
FIMMG Messina - Via Centonze, 182 - 98124 Messina - Tel. e fax: 0902931419 - messina@fimmg.org